Gian Lorenzo Bernini: biografia, stile e caratteristiche delle sue opere | Studenti.it (2024)

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Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) fu l’artista più importante e influente del XVII secolo. Di natura poliedrica, Bernini applicò con successo la sua genialità nel campo della scultura, dell’architettura e dell’urbanistica e si distinse anche come pittore, scenografo e commediografo.

Bernini dominò la scena europea per tutto il Seicento imponendosi come il campione della cultura figurativa del Barocco. Le sue soluzioni formali, originali e sorprendenti, sia nella scultura che nell'architettura, gli consentirono di ottenere un ruolo dominante nelle commissioni artistiche più prestigiose, richieste da papi, aristocratici e sovrani europei.

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2Biografia

2.1Esordi

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Il 7 dicembre 1598 nacque a Napoli Gian Lorenzo Bernini, figlio dello scultore toscano Pietro Bernini (1562-1629). Vedendo il padre lavorare, sin dalla tenera età Gian Lorenzo si appassionò alla scultura.

I Bernini si trasferirono a Roma e lì Gian Lorenzo aiutò il padre per diversi commissioni. Con le sue prime opere autonome, il giovane artista attirò l’attenzione di due illustri porporati: il cardinal Maffeo Barberini (1568-1644) e il cardinal Scipione Caffarelli-Borghese (1577-1633).

Fu con le commissioni di Scipione Borghese che Bernini realizzò i suoi primi capolavori, quali il Ratto di Proserpina (1621-1622) e l’Apollo e Dafne (1622-1625).

2.2Consacrazione

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Se il giovane Bernini ottenne molte prestigiose commissioni fu grazie alle operazioni di regia del cardinal Maffeo Barberini, il quale aveva deciso di puntare sull’artista.

Con l’elezione a papa di Maffeo Barberini come Urbano VIII nel 1623, iniziò l’egemonia artistica berniniana su Roma che durò per circa quarant’anni. In questo tempo l’artista fu incaricato di tutte le principali commissioni scultoree, architettoniche, urbanistiche nonché pittoriche pontificie.

2.3Eclissi e rilancio

Con l’inizio del nuovo pontificato di Innocenzo X Pamphilj (1574-1655), avverso ai Barberini, Bernini visse un periodo di eclissi. Mentre le committenze papali venivano affidate ad altri, come Alessandro Algardi (1598-1654) e Francesco Borromini (1599-1667), Bernini continuò comunque a produrre capolavori, come l’Estasi di santa Teresa d’Avila (1645-1652).

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Nel 1647 fu indetto un concorso dal pontefice per la realizzazione di una fontana a Piazza Navona. Nonostante l’antipatia tra Innocenzo X e Bernini, quest’ultimo lo vinse, grazie ad uno stratagemma. Nel 1651 fu terminata la celebre Fontana dei Quattro Fiumi (1648-1651).

Quando Fabio Chigi (1599-1667) ascese al soglio pontificio col nome di Alessandro VII, Bernini tornò definitivamente l’artista papale principale. Il nuovo papa gli affidò le operazioni di rinnovamento urbanistico di Roma, al fine di renderla ancor più scenografica e spettacolare.

2.4Ultimi anni

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Diventato un’artista di fama internazionale, nel 1665 Bernini fu presso la corte del re francese Luigi XIV(1638-1715). Nonostante la buona accoglienza e la caratura dei lavori affidati, il soggiorno in Francia durò pochi mesi a causa dell’ambiente artistico complicato e ostile.

Tornato dalla Francia, Bernini oltre a dedicarsi alle sue ultime commissioni scultoree, ebbe cura del suo spirito frequentando la Chiesa del Gesù e i circoli lì gravitanti. Nel 1680, avendo già una salute declinante, morì e fu sepolto sotto una modestissima lapide presso la basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

3.1Scultura

La scultura di Bernini, oltre alla sua accuratezza nella ritrattistica, si contraddistingue per il virtuosismo realistico ed erotico delle sue figure, conferendo loro corporeità e calore al marmo. Lo scultore sceglieva di rappresentare le scene nel loro momento più patetico e drammatico, restituendo infatti un forte effetto teatrale.

Il modo di trattare il marmo e di concepire l’opera di Bernini andava in direzione del pittorico: sicuramente l’artista si confrontò con Michelangelo (1475-1564) e con Giambologna (1529-1608), tuttavia i suoi riferimenti principali erano senz’altro le esperienze pittoriche di Caravaggio (1571-1610), di Annibale Carracci (1560-1609) e di Pieter Paul Rubens (1577-1640).

3.2Architettura

L’esperienza da architetto di Bernini, soprattutto all’inizio, fece i conti con Michelangelo e soprattutto con Carlo Maderno (1556-1629), entrambi suoi predecessori come soprintendenti della Fabbrica di San Pietro e di altri complessi architettonici pontifici. Un’altra sua fonte di ispirazione era anche l’architettura romana imperiale.

Perché i suoi lavori architettonici potessero infondere un effetto teatrale e scenografico, Bernini adottò delle soluzioni formali come il chiaroscuro, gioco tra volumi pieni e vuoti, e le superficie curvilinee, trasmettendo così dinamicità e leggerezza: il risultato era un’incredibile armonia visiva e strutturale.

4Opere scultoree

4.1Apollo e Dafne di Bernini

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Il drammatico gruppo scultoreo dell’Apollo e Dafne del quindicenne Bernini è tratto dal racconto delle Metamorfosi di Ovidio (43 a.C.-17/18 d.C). Quest’opera, subito considerata un capolavoro dai suoi contemporanei, fu anche al centro di una controversia.

L’opera era «troppa libera» oppure «perfino indecente» perché un cardinale lo potesse avere con sé: era dai tempi di Caravaggio (1571-1610) che non si registrava una critica così dura. L’allora cardinale Maffeo Barberini risolse l’imbarazzo apponendo sul piedistallo un brillante distico latino giustificatore.

L’incidente dell’Apollo e Dafne mise in evidenza la perizia tecnica e la genialità berniniane: trasformare un’opera marmorea in carne viva quasi impossibile da contenere, la quale si prende prepotentemente il suo spazio fisico e mentale. Un dinamismo e una libertà che sino a quel momento non avevano precedenti.

4.2Baldacchino di San Pietro

Tra la scultura e l’architettura, Bernini concepì il celebre Baldacchino di San Pietro (1624-1633): composto da quattro colonne tortili in bronzo dorato, sopra altrettanti basamenti in marmo e collegate da una trabeazione di matrice brunelleschiana, è un ciborio monumentale sopra l’altare maggiore della basilica.

Il baldacchino di Bernini risolveva due importanti questioni:

  • riempiva lo spazio vuoto al centro dell’enorme basilica, proprio sotto la cupola michelangiolesca,
  • univa con una sola soluzione scultorea il ciborio col baldacchino, entrambi importanti elementi liturgici cristiani.

4.3Fontana dei Quattro Fiumi

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La Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona è un altro capolavoro di Bernini: si tratta di una vasca a forma ellittica sormontata da un gruppo marmoreo, il quale è composto da un grande scoglio con le quattro allegorie dei fiumi principali della Terra, su cui svetta l’obelisco Agonale.

Oltre ai soggetti più importanti, il gruppo è composto anche da sculture che raffigurano elementi vegetali e creature animali: lo scopo di Bernini, era quello di realizzare un paesaggio esotico in movimento che imitasse lo spazio della realtà naturale.

5.1Piazza e Colonnato di San Pietro

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La Piazza e il Colonnato di San Pietro (1656-1667) sono il capolavoro architettonico e urbanistico di Bernini: l’artista concepì uno spazio trapezoidale, innanzi alla Basilica, e una piazza a forma ellittica, il tutto delimitato da un colonnato a trabeazione.

Perché riuscisse ad ottenere un’immagine di eleganza e solennità spettacolare, e allo stesso tempo funzionale, facendo anche i conti con molti problemi di asimmetria, Bernini lavorò molto sui rapporti ottici e dimensionali attraverso calcoli geometrici accurati, tanto da dissimulare o addirittura «convertir i difetti del luogo in bellezza».

5.2Sant’Andrea al Quirinale

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Una perla architettonica di Bernini è la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale (1658-1670). La facciata dell’edificio presenta un portico monumentale ad un solo ordine: le paraste corinzie laterali sostengono un frontone triangolare, mentre colonne corinzie centrali un frontone semicircolare, al cui interno svetta lo stemma della famiglia Pamphilj.

Nonostante le piccole dimensioni, la pianta centrale di forma ellittica con l’asse maggiore trasversale della chiesa conferisce un ampio respiro. L’interno è decorato dai giochi cromatici degli stucchi dorati e dei marmi policromi presenti sulle pareti e nella volta.

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Author: Prof. Nancy Dach

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